L’AUMENTO SHOCK DI OLTRE IL 40% DELLE RATE DEI MUTUI PROVOCHERA’ UNA IMMINENTE CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE CON RIDUZIONE DEI PREZZI E DELLE COMPRAVENDITE  

COME PREVISTO DA OLTRE SEI MESI E’ ARRIVATA LA TEMPESTA PERFETTA COSTITUITA DA FALLIMENTI LICENZIAMENTI INFLAZIONE STRETTA DI LIQUIDITA’ AUMENTO DEL COSTO DEL DENARO ED ORA ANCHE GLI EFFETTI DEVASTANTI DELLA GUERRA  E DELLE SANZONI

 

RIFLETTERE PENSARE MEDITARE AVERE BUON SENSO ED ESSERE RAZIONALI SONO QUALITA’ BASILARI ED INNATE CHE PERO’ VANNO SVILUPPATE E COLTIVATE CON UNA ADEGUATA FORMAZIONE ACCADEMICA

RASSEGNA STAMPA CONSIDERAZIONI RIFLESSIONI COMMENTI OSSERVAZIONI SPUNTI SCENARI E PREVISIONI

L’AUMENTO SHOCK DI OLTRE IL 40% DELLE RATE DEI MUTUI PROVOCHERA’ UNA IMMINENTE CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE CON RIDUZIONE DEI PREZZI E DELLE COMPRAVENDITE   

Si è appena chiuso un anno shock sul fronte mutui .

Coloro i quali stanno rimborsando un tasso variabile si sono visti aumentare le rate di oltre il 40% come conseguenza del balzo degli indici Euribor , passati da -0,5% al 2,1% .

Allo stesso tempo , coloro i quali stanno ragionando se sia il momento giusto per comprare una casa si trovano di colpo tassi di mercato meno generosi con fissi anche superiori al 4% e tassi variabili con la prospettiva di diventare via via più onerosi  .

Alcuni di essi , conti alla mano , sono ora costretti ad abbassare le pretese sull’immobile desiderato .

Perché se fino allo scorso anno il loro potere reddituale , a fronte di tassi medi intorno all’1,5% , consentiva di sbilanciarsi su prestiti più elevati e di conseguenza su immobili più grandi e di maggior valore, l’impennata del costo degli interessi ha adesso ridimensionato la quantità di capitale finanziabile .

Gli unici a poter dormire sonni tranquilli sono quelli che hanno stipulato un tasso fisso su livelli molto bassi (fino a un paio d’anni fa era possibile anche sotto l’1%) che non vedono in alcun modo intaccato il piano di ammortamento.

Nel complesso è stato un anno difficile , a cui seguirà probabilmente un anno ancora più complesso .

Perché il 2023 , a livello di contesto macro e di politica monetaria , non inizia con uno scenario di fondo migliorato .

Christine Lagarde , governatore della BCE Banca Centrale Europea , nel discorso di metà Dicembre (qualche minuto dopo aver annunciato un rialzo dei 50 punti base del costo del denaro) è stato più duro (falco) delle attese .

Il messaggio recapitato agli investitori e di riflesso ai mutuatari è che i tassi saliranno ancora perché la lotta all’inflazione è ancora lontana dal potersi dire conclusa .

La Banca Centrale Europea ipotizza un’inflazione “core” (quella di cui tiene conto perché depurata delle componenti più volatili , vale a dire i prezzi dei beni energetici e di quelli alimentari) al 4,2% , risultando essere , quindi , una soglia di approdo molto distante dall’area del 2% che resta l’obiettivo del mandato della BCE in termini di stabilità dei prezzi da preservare .

La BCE prevede di conseguenza ancora “diversi rialzi da 50 punti base” , e ciò preoccupa più i mercati che a caldo , in reazione alle parole di Christine Lagarde , hanno spinto i futures sugli Euribor 3 mesi (quelli più utilizzati per determinare , in aggiunta allo spread stabilito dalla banca, il tasso variabile) con scadenza Dicembre 2023 dal 2,8% al 3,6% .

Come dire che il mercato si aspetta almeno altri tre rialzi da 50 punti base nel vorso del 2023 , dopodiché il quadro dovrebbe stabilizzarsi , dato che gli Euribor sono visti al 3 % nel prossimo Natale .

Del domani non v’è certezza, soprattutto quando una banca centrale sceglie di usare parole appositamente vaghe come “diversi rialzi” ,  in un contesto ballerino e imprevedibile come è quello di una battaglia ad un’inflazione che non si vedeva da 40 anni , l’inflazione è balzata nell’Eurozona oltre il 10% .

Di conseguenza molti di coloro che avevano un tasso variabile, nel corso degli ultimi mesi si sono affrettati a surrogarlo a tasso fisso, accettando di pagare di più (3,5% – 4%) per evitare ulteriori cattive sorprese. Quelli che non lo hanno ancora fatto ci staranno sicuramente pensando con un occhio agli Eurirs (gli indici interbancari sul lungo periodo utilizzati dalle banche per determinare il tasso fisso) e un altro agli Euribor.

Qualche giorno fa l’Euribor a 3 mesi (2,1%) si è portato oltre per qualche seduta rispetto agli Eurirs a 30 anni (scesi fino all’1,85% l’8 Dicembre) .

Il tasso variabile ha superato il tasso fisso in sostanza , a metà Dicembre però le parole della BCE hanno gettato piena incertezza anche sulla parte lunga della curva , dato che la Banca Centrale ha annunciato che da Marzo inizierà a lasciar scadere , senza più riacquistarli , i vari bond che ha messo a bilancio negli ultimi anni .

Questa notizia ha riportato un po’ più in su gli Eurirs con la parte a 30 anni che si è portata al 2,4% superando nuovamente gli Euribor creando così i presupposti per cui nel corso del 2023 il sorpasso del tasso variabile nei confronti del tasso fisso , posto che le banche mantengano uguale lo spread sui due prodotti , possa diventare una costante .

Sarebbe un paradosso , partire con un variabile più caro del fisso in teoria non ha senso dato che il variabile sulla carta espone a rischi maggiori , ma non sarebbe il primo caso .

L’ultima volta che è accaduto risale al 2008 , ai tempi del collasso di Lehman Brothers con annessa crisi di liquidità tra le banche e impennata record degli Euribor , tratteggiando in ogni caso uno scenario molto delicato.

L’unica certezza , in questo marasma sui tassi , è che queste condizioni stanno ponendo le basi per un rallentamento della domanda di mutui e case nell’anno che si aprirà ..

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