ISFOA PRESTIGIOSA ED ESCLUSIVA UNITELEMATICA ELVETICA PROTAGONISTA INTERNAZIONALE DELLA FORMAZIONE DIGITALE DA DECENNI RISULTA ESSERE ATTUALMENTE UN CONCRETO E REALE ASCENSORE SOCIALE A VANTAGGIO DELL’ITALIA

ISFOA PRESTIGIOSA ED ESCLUSIVA UNITELEMATICA ELVETICA PROTAGONISTA INTERNAZIONALE DELLA FORMAZIONE DIGITALE DA DECENNI RISULTA ESSERE ATTUALMENTE UN CONCRETO E REALE ASCENSORE SOCIALE A VANTAGGIO DELL’ITALIA   

Allo stato attuale risulta esserci veramente una lontananza tra il bisogno crescente di formazione , dovuto alla velocità e alla complessità di cambiamento del mondo , e i dati italiani e di conseguenza è assolutamente necessario e fondamentale costruire un ponte e , nel 2023 e per i lustri a venire , il ponte non può che essere digitale .

L’Italia è caratterizzata da evidenti ritardi nella trasformazione digitale ed in primis per il settore dell’educazione e della formazione .

Quel 28% di laureati nella fascia 30-34 anni rischia di essere un’ipoteca non solo sul presente ma anche sul futuro , specialmente considerando che Francia e Germania vantano rispettivamente il 50% e 36% della popolazione laureata  e che la media UE si attesta al 41 per cento .

Su questa situazione pesano alcuni aspetti specifici come una rete di infrastrutture limitate e la particolare conformazione geografica con poche metropoli e una popolazione che nell’80% dei casi risiede in luoghi con meno di 100.000 abitanti ; in più , considerando che il 50% delle province è privo di una sede universitaria , se ne deduce facilmente che ancora per troppi italiani iniziare l’università significa affrontare viaggi e trasferimenti complicati .

Uno studente su due oggi è fuorisede , negli anni del Covid la didattica a distanza era diventata la regola anche nelle università ma una volta terminata l’emergenza gli atenei sono tornati in massa alle lezioni in presenza .

L’Italia si è fatta sorprendere dalla pandemia con un ritardo strutturale significativo , il giorno di Codogno un italiano su quattro non era mai andato in rete e si registrava il 75% di penetrazione internet : un record negativo delle economie industrializzate .

Si è dovuto quindi fare di necessità virtù , in particolare nel mondo della scuola è stato evidente che la tecnologia , da un lato , ha permesso di evitare un disastro ma , dall’altro , è stata utilizzata solo in una logica emergenziale .

Ci si è un po’ arrangiati e da lì è nata l’idea che la didattica digitale sia solo la didattica a distanza quando in realtà è solo la versione basilare e non c’entra nulla con la trasformazione digitale che sta avvenendo anche e soprattutto nul settore dell’istruzione superiore .

Del resto, se si pensa che in dieci anni  si è osservato  una trasformazione epocale in senso digitale di settori che spaziano dalla finanza all’automotive alla distribuzione ai media .

In un contesto del genere , con 5 miliardi di persone in rete nel mondo e oltre 35 miliardi di dispositivi elettronici connessi , si è nel pieno di una rivoluzione digitale .

E non c’è alcun motivo per cui l’università in generale ed in particolare quella italiana debba ritenersi isolata e immune dai benefici trasformativi che la rivoluzione tecnologica sta portando in tutti gli altri comparti .

La tecnologia , applicata al mondo dell’istruzione , aiuta a potenziare l’offerta e a modulare i contenuti e la loro erogazione in forme moderne , capaci di raggiungere un grandissimo numero di persone .

Fare didattica online però non significa solo mettersi davanti a una telecamera e registrare .

Va ripensata l’intera proposta formativa attraverso il grande potenziale dei nuovi strumenti , con modalità interattive che rendano lo studente parte integrante del processo di apprendimento .

In Italia le università digitali rappresentano uno strumento imprescindibile di aggiornamento delle competenze e l’unica opzione efficace in termini di ascensore sociale , a vantaggio dell’intero sistema produttivo nazionale .

Gli atenei digitali infatti arrivano laddove non sono disponibili istituzioni accademiche tradizionali e , grazie alla loro proposta flessibile e accessibile , consentono a lavoratori , giovani famiglie con figli e chiunque non possa usufruire della formazione in presenza , di accedere a una proposta accademica di grande qualità , ritagliata sulle proprie esigenze .

Quella delle università digitali è una sfida di sistema vissuta con grande serietà .

Solo un’integrazione strategica fra atenei in presenza e digitali , pubblici e privati , potrà colmare un vuoto che rischia di allargarsi ulteriormente senza una visione di lungo termine .

TRASFORMA L’ ESPERIENZA IN LAUREA POICHE’ NELLA MODERNA SOCIETA’ SOLO CHI E’ DOTTORE VIENE VERAMENTE CONSIDERATO E VALORIZZATO

 

POTRESTI ESSERE GIA’ LAUREATO E NON SAPERLO E QUINDI AVER PERSO OPPORTUNITA’ DI CARRIERA ED AUMENTI DI STIPENDIO E SE PRESENTI UN CANDIDATO AVRAI UN IMPORTANTE RICONOSCIMENTO ECONOMICO OLTRE ALLA GRATITUDINE ETERNA DEL TUO CONOSCENTE .

                                     
La V.A.E. ( Validazione del Sapere Acquisito con l’ Esperienza ) è un dispositivo procedurale normativo avviato in Francia nel 2002 ed adottato anche da ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale che permette a tutti coloro che hanno acquisito esperienza professionale di richiedere il rilascio di un diploma universitario .


Questo sistema di convalida dell’apprendimento non formale e informale si basa su una ampia esperienza di pratiche in materia di identificazione e riconoscimento dell’apprendimento pregresso e dell’esperienza professionale ed ha l’obiettivo di dare la possibilità a chi non possiede un titolo di studio , ma vanta esperienze professionali e competenze per ottenere un primo livello di qualifica , di accrescere il proprio livello di istruzione a livello accademico .

 

ISFOA HOCHSCHULE FÜR SOZIALWISSENSCHAFTEN UND MANAGEMENT Libera e Privata Università di Diritto Internazionale fin dalla sua costituzione avvenuta nel 1998 è caratterizzata e riconosciuta universalmente per la propria missione di Solidarietà , Sviluppo Sociale Culturale caratteristiche queste uniche che l’ hanno fatta diventare una delle più ambite e prestigiose università telematiche internazionali , possiede di conseguenza una consolidata reputazione che la qualifica come una organizzazione corretta , trasparente e veloce , soprattutto nella erogazione e destinazione dei fondi raccolti destinati ad opere di bene sia in Africa che in Italia . 

https://www.youtube.com/watch?v=8oA1Ap0vFYw 

 

Nasce United, la prima associazione che lega le università telematiche

Alla creazione di questa nuova realtà hanno contribuito sette atenei

Eu.B.

Favorire l’accesso alla formazione universitaria, rendere più flessibile il percorso accademico e promuovere la trasformazione digitale del sistema universitario italiano. Sono questi gli obiettivi alla base della nascita di United, la prima associazione delle università telematiche e digitali italiane. A presiederla è stato chiamato Paolo Miccoli, ex presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur).

Alla formazione di questa nuova realtà hanno contribuito sette su 11 degli atenei telematici riconosciuti dal Ministero dell’Università e Ricerca (Mur). E cioè Pegaso, Mercatorum, San Raffaele Roma, Iul, eCampus, Leonardo Da Vinci e Giustino Fortunato. Tra i compiti predefiniti del nuovo organismo – spiega una nota – c’è quello di «rappresentare ogni ateneo che condivida e si impegni ad affermare il principio dell’autonomia universitaria, investendo in particolare sull’innovazione tecnologica e su nuove forme di didattica e di ricerca. Al tempo stesso – prosegue il comunicato – «l’associazione vuole contribuire attivamente allo sviluppo di un coerente sistema italiano ed europeo per la formazione a distanza, la ricerca avanzata ed il trasferimento tecnologico».

Nelle intenzioni dei proponente United deve «implementare il virtuoso dialogo tra gli atenei rappresentati e le istituzioni locali, nazionali ed europee al fine di garantire una maggiore qualità dell’intero sistema universitario italiano». Per farlo si propone di diventare un organo consultivo del Mur per le tematiche istituzionali e regolatorie che riguardano gli interessi peculiari della categoria. I sette atenei che la compongono si dicono portatori di un interesse comune e puntano a sviluppare attività condivise sul piano della didattica, della ricerca e della terza missione, con particolare riferimento all’utilizzo delle metodologie della formazione a distanza, dell’e-learning e di ogni altra tecnologia digitale avanzata.

«La nascita di questa associazione è un tassello fondamentale nel percorso di valorizzazione delle università telematiche. Gli atenei digitali rappresentano un’opportunità per il nostro Paese, che ancora oggi è indietro nella formazione universitaria e nello sviluppo delle tecnologie applicate alle metodologie didattiche rispetto agli altri Stati Europei», queste la parole del neo presidente di United, Paolo Miccoli, che aggiunge: «Per superare il forte divario nel numero di laureati in Italia, è fondamentale investire in un sistema universitario capillare, flessibile e accessibile, promuovendo la transizione digitale del sapere e valorizzando il lavoro fatto finora dalle università digitali»

 

L’INIZIATIVA

L’associazione

Si chiama United, Università italiane telematiche e digitali, ed è la prima associazione delle università digitali italiane nata con gli obiettivi di «favorire l’accesso alla formazione universitaria, rendere più flessibile il percorso accademico e promuovere la trasformazione digitale del sistema universitario italiano».

I fondatori

Alla nascita hanno contribuito sette atenei digitali italiani: Università telematica Pegaso, Università telematica Mercatorum, Università telematica San Raffaele Roma, Università Telematica degli Studi Iul, Università eCampus, Università telematica Leonardo Da Vinci e Università Telematica “Giustino Fortunato”

 

 

 

 

L’intervista. Fabio Vaccarono. Il ceo di Multiversity spiega le ragioni alla base della creazione di United, associazione che «permetterà di accrescere la reputazione» degli atenei telematici in Italia

«Formazione digitale ascensore sociale a vantaggio del paese»

Eugenio Bruno

«Oggi c’è veramente una lontananza tra il bisogno crescente di formazione, dovuto alla velocità e alla complessità di cambiamento del mondo, e i dati italiani. Bisogna costruire un ponte e, nel 2023, il ponte non può che essere digitale». Fabio Vaccarono sintetizza così le ragioni che hanno portato il gruppo di cui è ceo (Multiversity) a scommettere sulla nascita dell’associazione United, che raggruppa sette degli 11 atenei telematici italiani(su cui veda altro articolo in pagina). Uno strumento – sottolinea l’ex vicepresidente di Google e managing director di Google Italia, con un passato recente da consigliere d’amministrazione del Sole 24 Ore che proprio con Multiversity ha dato vita al marchio «Sole 24 Ore Formazione» – che «permetterà di accrescere il posizionamento e la reputazione della formazione digitale in Italia». Come? «L’associazione – risponde – intende contribuire attivamente allo sviluppo di un sistema coerente, a livello italiano ed europeo, che agisca per promuovere la formazione a distanza, la ricerca avanzata e il trasferimento tecnologico».

Visto il suo punto di osservazione attuale, un gruppo che controlla le università digitali Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma con 170mila studenti e 170 docenti di ruolo, e vista soprattutto la sua esperienza decennale in Google, parlare con lui è anche l’occasione per fare il punto sui ritardi e sulle prospettive della trasformazione digitale in corso nel Paese. In primis per l’education. Quel 28% di laureati nella fascia 30-34 anni rischia per noi di essere un’ipoteca non solo sul presente ma anche sul futuro. Specie se consideriamo – ricorda Vaccarono – che «Francia e Germania vantano rispettivamente il 50% e 36% della popolazione laureata» e che la media Ue è del 41 per cento.

Da dove arriva questo ritardo?

Su questa situazione pesano alcuni aspetti specifici come una rete di infrastrutture limitate e la particolare conformazione geografica con poche metropoli e una popolazione che nell’80% dei casi risiede in luoghi con meno di 100.000 abitanti. In più, se consideriamo che il 50% delle province è privo di una sede universitaria, se ne deduce facilmente che ancora per troppi italiani iniziare l’università significa affrontare viaggi e trasferimenti complicati.

Uno studente su due oggi è fuorisede. Negli anni del Covid la didattica a distanza era diventata la regola anche nelle università ma una volta terminata l’emergenza gli atenei sono tornati in massa alle lezioni in presenza. Che eredità ha lasciato quell’esperienza?

L’Italia si è fatta sorprendere dalla pandemia con un ritardo strutturale significativo. Il giorno di Codogno un italiano su quattro non era mai andato in rete. Avevamo il 75% di penetrazione internet: un record negativo delle economie industrializzate. Abbiamo dovuto fare di necessità virtù. In particolare nel mondo della scuola è stato evidente che la tecnologia, da un lato, ha permesso di evitare un disastro ma, dall’altro, è stata utilizzata solo in una logica emergenziale. Ci si è un po’ arrangiati e da lì è nata l’idea che la didattica digitale sia solo la didattica a distanza quando in realtà è solo la versione basilare e non c’entra nulla con la trasformazione digitale sta avendo anche sul settore dell’istruzione superiore. Del resto, se ci pensiamo, in dieci anni di Google ho visto una trasformazione epocale in senso digitale di settori che spaziano dalla finanza all’automotive alla distribuzione ai media. In un contesto del genere, con 5 miliardi di persone in rete nel mondo e oltre 35 miliardi di device connessi, siamo nel pieno di una rivoluzione digitale. E non c’è alcun motivo per cui l’università italiana debba ritenersi isolata e immune dai benefici trasformativi che la rivoluzione tecnologica sta portando in tutti gli altri comparti. La tecnologia, applicata al mondo dell’istruzione, aiuta a potenziare l’offerta e a modulare i contenuti e la loro erogazione in forme moderne, capaci di raggiungere un grandissimo numero di persone. Fare didattica online però non significa solo mettersi davanti a una telecamera e registrare. Va ripensata l’intera proposta formativa attraverso il grande potenziale dei nuovi strumenti, con modalità interattive che rendano lo studente parte integrante del processo di apprendimento.

Che ruolo immagina per gli atenei telematici?

In Italia le università digitali rappresentano uno strumento imprescindibile di aggiornamento delle competenze e l’unica opzione efficace in termini di ascensore sociale, a vantaggio dell’intero sistema produttivo nazionale. Gli atenei digitali infatti arrivano laddove non sono disponibili istituzioni accademiche tradizionali e, grazie alla loro proposta flessibile e accessibile, consentono a lavoratori, giovani famiglie con figli e chiunque non possa usufruire della formazione in presenza, di accedere a una proposta accademica di grande qualità, ritagliata sulle proprie esigenze.

In che modo?

Quella delle università digitali è una sfida di sistema, che noi per primi viviamo con grande serietà. Solo un’integrazione strategica fra atenei in presenza e digitali, pubblici e privati, può colmare un gap che rischia di allargarsi ulteriormente senza una visione di lungo termine

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Persona Giuridica Legalmente Costituita ed Autorizzata ai sensi del Codice Civile Svizzero ed in conformità della Costituzione Federale Svizzera , della Legge sull ‘ Educazione e sul Diritto Scolastico del Cantone Zugo e della Legge Federale sulla Promozione e sul Coordinamento del Settore Universitario Svizzero  .

Denominazione Autorizzata dalla SEFRI Segreteria di Stato per la Formazione la Ricerca e l’ Innovazione Scuole Universitarie della Confederazione Svizzera Dipartimento Federale dell’ Economia della Formazione e della Ricerca ed Approvata dall’ Ufficio Federale del Registro di Commercio  di Berna e del Cantone Zugo