ISFOA POLTRONE : SERGIO ERMOTTI –  UBS 

Il rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale , unitamente a tutti i componenti del Senato Accademico , intendono esprimere le proprie congratulazioni al neo nominato amministratore delegato di UBS , dottor Sergio Ermotti .

 

Il colosso elvetico richiama l’ex chief executive officer due anni dopo l’uscita per gestire l’aggregazione con Credit Suisse .

UBS richiama al timone Sergio Ermotti .

Con una mossa a sorpresa , il consiglio di amministrazione del gruppo elvetico ha annunciato di aver indicato il banchiere ticinese , che fino a due anni fa era al vertice della banca , come nuovo Chief Executive Officer dell’istituto .

Obiettivo dichiarato: realizzare al meglio l’aggregazione con Credit Suisse e portare in acque sicure il nuovo maxi-gruppo bancario .

Sergio Ermotti , attualmente presidente di Swiss Re , a valle dell’assemblea degli azionisti di UBS che si terrà la prossima settimana riprenderà così il ruolo che ha ricoperto per nove anni .

Accanto a lui siederà Ralph Hamers , il ceo uscente di UbBS , che rimarrà in banca come consulente per gestire la fase di transizione .

Il rimpasto al vertice è stato subito apprezzato dai mercati , che hanno premiato il titolo UBS con un rialzo del 3,7% e il Credit Suisse del 4% .

l passaggio del testimone segue a ruota l’accordo da 3 miliardi di franchi che il 19 Marzo , dopo un drammatico fine settimana di colloqui tra autorità di regolamentazione e il Governo elvetico , ha sancito l’acquisizione da parte di UBS della storica banca rivale , indebolita da una lunga serie di scandali, dal crollo della fiducia della clientela e pesanti deflussi .

Sergio Ermotti , manager molto stimato dalle istituzioni elvetiche come dal mercato , 62 anni , si è fatto apprezzare negli anni per la sua capacità di execution , affermandosi come una figura in grado di portare la banca ai profitti e nel contempo di risolvere problemi .

Sergio Ermotti , in particolare dal 2011 , ovvero da quando , a valle della crisi finanziaria globale e di uno scandalo che aveva causato una perdita di 2,3 miliardi di franchi svizzeri – incidente che aveva portato alle dimissioni dell’allora numero uno Oswald Grübel -, in arrivo da UniCredit , venne chiamato proprio in UBS per risollevare il gruppo dal rischio di un tracollo che sembrava a un passo .

Una missione realizzata , insieme all’amico Andrea Orcel , oggi a capo di UniCredit , a colpi di tagli all’attività di trading , grazie a una oculata razionalizzazione della banca di investimento e alla focalizzazione sulle attività redditizie legate alle gestioni patrimoniali .

Competenze che , c’è da scommettere , torneranno utili oggi nella ristrutturazione che toccherà inevitabilmente il Credit Suisse .

La banca svizzera acquisita sarà chiamata a una drastica cura dimagrante che , secondo molte letture , non potrà non passare dal licenziamento di migliaia di dipendenti a livello globale , in particolare in Svizzera , e dal dimagrimento della banca d’investimento .

I due gruppi elvetici almeno sulla carta sono complementari sotto molti aspetti, in particolare sotto il profilo della clientela e della presenza geografica internazionale , ma di certo non si parlano in termini di propensione al rischio .

UBS ha messo in chiaro che il nuovo gruppo continuerà a seguire la rotta mantenuta fino ad oggi , contrassegnata dalla forte avversione al rischio , dopo gli eccessi del passato , e dal basso assorbimento di capitale .

Da qua il primo nodo della fusione, che è l’integrazione sotto il profilo culturale .

Non a caso la banca acquirente , come spiegava in conferenza stampa a Zurigo il presidente Colm Kelleher , intende «far passare» ogni dipendente della banca acquisita attraverso «un filtro culturale» per essere «sicuri» di non inserire «nel nostro ecosistema persone che possano generare problemi» .

Secondo Colm Kelleher ci sono «chiaramente» parti di Credit Suisse con «problemi culturali» in particolare nella divisione investment bank e nella gestione del rischio , mentre al confronto le divisioni banca commerciale , e wealth & asset management sono «pulite».

Affermazioni chiare , che lasciano intendere come per Credit Suisse si prospetti una razionalizzazione sul fronte dell’investment banking e in particolare dei prodotti e degli impieghi alla clientela , voci quest’ultime al contrario residuali per UBS .

Il tema riguarda tutto il gruppo , ma anche l’Italia , dove Credit Suisse ha una presenza significativa che ora sarà realisticamente oggetto di revisione , con potenziali spunti di interesse anche per altri competitor .

Ma non basta , perchè l’altro nodo con cui dovrà confrontarsi il veterano Sergio Ermotti sarà quello della rapidità di esecuzione .

In quella che si profila come la più grande fusione bancaria dal 2008 , servirà «il giusto mix tra un’execution efficace , per raggiungere gli obiettivi dati , e la velocità di esecuzione così da non disperdere il patrimonio di talenti che rischierebbero di finire in altre realtà bancarie».

Fare presto e fare bene: per Sergio Ermotti una sfida tutt’altro che banale .

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