PIETRO BECCARI  – LOUIS VUITTON

Il rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale , unitamente a tutti i componenti del Senato Accademico , intendono esprimere le proprie

congratulazioni al neo nominato presidente ed amministratore delegato di Louis Vuitton , dottor Pietro Beccari .

Pietro Beccari da ragazzo coltivò il sogno di diventare calciatore professionista, ma lo studio e le prime esperienze di lavoro , tra Italia, Europa e Stati Uniti , lo hanno portato a scegliere un’altra strada .

Forse però Pietro Beccari , nato in provincia di Parma 55 anni fa , non avrebbe potuto immaginare dove il suo carattere solare , così tipicamente emiliano , e soprattutto la disciplina che ha saputo darsi , nella vita lavorativa e privata , lo avrebbero portato: a guidare Louis Vuitton , il marchio di alta gamma più importante al mondo per fatturato , redditività e notorietà .

Un marchio francese , perdipiù, attorno al quale dal 1987 Bernard Arnaul ha costruito LVMH , che gli ha permesso di diventare l’uomo più ricco del mondo .

Dal suo ingresso nel gruppo, avvenuto nel 2006 proprio dalla porta principale – la maison Vuitton , dove fu assunto come vicepresidente dall’allora visionario ceo Yves Carcelle – Pietro Beccari ha poi guidato due gioielli di LVMH , Fendi (dal 2012 al 2018) e Christian Dior (dal 2018 a oggi) .

Di lui colpisce – e in questi 16 anni deve aver colpito anche Bernard Arnault – il mix di entusiasmo giocoso e a tratti fanciullesco , la duttilità di pensiero , la capacità di costruire attorno a sé affiatamento e la costante proiezione verso il futuro, mantenendo però il massimo rispetto per la storia di una maison e per chi l’ha guidata prima di lui o con lui .

Caratteristiche che lo fanno assomigliare al citato Yves Carcelle e a Michael Burke , che in dieci anni ha portato Louis Vuitton a essere il primo marchio al mondo , con un’alchimia tra Dna e innesti creativi e artistici .

Michael Burke , che ha dieci anni più di Pietro Beccari ed è per metà americano , lascia il vertice di Vuitton ma non il gruppo LVMH , dove avrà altre responsabilità .

Louis Vuitton risulta essere la maison più importante per fatturato , redditività e notorietà , insieme a Christian Dior , del gruppo francese LVMH e del mondo .

I risultati dell’esercizio 2022 saranno annunciati il 26 Gennaio , ma quelli dei primi nove mesi sono stati i migliori di sempre e superiori alle previsioni degli analisti .

I ricavi sono saliti del 28% a 56,5 miliardi di euro ; per la redditività di LVMH – che, fondato nel 1987, è oggi il più grande gruppo al mondo nel segmento dell’alta gamma , con un portafoglio di 75 maison – occorre guardare al primo semestre , quando il fatturato era salito a 36,7 miliardi (+28% sul periodo gennaio-giugno 2021) e l’utile a 10,235 miliardi (+34%) , con un margine operativo del 27,9% (1,3 punti percentuali in più rispetto al primo semestre 2021) .

Bernard Arnault , uomo di poche parole e che di solito si limita alle dichiarazioni , attese e dovute , durante gli eventi dedicati agli stakeholder , in primis investitori e azionisti , ha spiegato che «negli ultimi cinque anni Pietro Beccari ha fatto un lavoro eccezionale come ceo di Christian Dior» e che la sua leadership «ha accelerato successo e desiderabilità dell’iconica maison» .

L’attaccamento del fondatore al nome Dior è confermato dalla scelta di chi prenderà il posto di Pietro Beccari , cioè Delphine Arnault , primogenita del fondatore , che dal 2013 era executive vice president di Louis Vuitton .

Come ceo e presidente di Christian Dior sarà affiancata da Charles Delapalme , che da direttore internazionale di Dior diventa managing director e che era stato assunto proprio da Pietro Beccari nel 2018 .

LVMH non segmenta – a differenza di Kering – i risultati delle singole maison , ma si stima che dai circa 5 miliardi del 2017 , Pietro Beccari abbia portato Dior al raddoppio del fatturato e a una crescita della quota di mercato di almeno un punto percentuale (dal 14 al 15%) , facendo riferimento a quella fetta dell’alta gamma che sono in cinque a spartirsi , secondo gli analisti di Bernstein , : Chanel , Dior , Gucci , Hermès e Louis Vuitton .

Nello stesso periodo , sotto la guida di Michael Burke , forse l’uomo più vicino ad Arnault al di fuori della cerchia familiare , Louis Vuitton è passata da 27 al 30% di quota del mercato fatto dalle cinque maison citate .

Michael Burke guidava Vuitton da dieci anni e non lascerà il gruppo , ma avrà altri incarichi ., come Pietro Beccari , è poliglotta e globetrotter ed è a lui che si devono molte delle novità più importanti degli ultimi anni , dallo sviluppo della divisione arredo al lancio delle fragranze , passando per collaborazioni con artisti e , last but not least, la crescita del segmento uomo .

Pietro Beccari diventa quindi il ceo del più grande marchio del lusso al mondo : gli analisti di Bernstein stimano che nel 2002 i ricavi siano arrivati a 22 miliardi , con un EBIT di circa 10 .

Il “rimescolamento manageriale” riguarda anche la parte di hard luxury di LVMH : Stéphane Bianchi , presidente e ceo della divisione Watches & Jewelry – che nei nove mesi è cresciuta del 23% a 7,57 miliardi , trainata da Bulgari – avrà anche la responsabilità di Repossi e soprattutto di Tiffany , che entra nella divisione a quasi due anni dal completamento dell’acquisizione da quasi 16 miliardi , arrivato nel Gennaio 2021 .

 

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